Un club nel regno animale

 

No. 199 (PSW 11, p.242-252)

Tra cielo e terra non ci sono animali più maledetti, disse Re Rolfo, il più forte degli avvoltoi,
mentre lo stava seguendo uno stormo di taccole per tutta la vallata.

Tutti gli avvoltoi erano d’accordo con Rolfo sul fatto che fosse meglio se non esistesse questo ceto medio tra gli uccelli. Ma tutti ritenevano impossibile il suo sterminio.

Solo il realistico Rolfo, che sotto il suo piumaggio nascondeva un animo di volpe, si elevò al di sopra di ciò che abitualmente gli esseri pennuti possono ritenere possibili, e ebbe il pensiero ammirevole, per un’anima di uccello ,di sterminare l’intera specie delle irriverenti taccole e cornacchie.

Ma come farlo? questo non lo disse a nessuno. Solo una volta gli scappò la parola: “Ciò di cui non sono in grado i re, deve essere portato a termine dai mendicanti.” Ma già quella sera stessa si vide il patriarca delle civette nella sede segreta del re, e breve tempo dopo la stirpe delle civette predicò su tutti i santi rami contro tutte le associazioni di specie di uccelli, soprattutto però contro quella delle taccole e cornacchie, e diedero inizio a un grande clamore, come il superiore e sublime giove non potesse far altro che dare finalmente una fine a questa longanimità sterminando tutti gli uccelli con terribile severità, poiché nella loro malvagità erano arrivati al punto non più di accontentarsi – come fatto in precedenza – di peccare da soli e sotto grande incitamento, ma di associarsi in un modo talmente inaudito a interi specie, per completare e azzardarsi ad imporre le azioni più innaturali con la propria forza nel modo più terribile e imperdonabile possibile.

Predicavano con serietà grande e particolare di come tutti i tipi di associazioni tra gli uccelli non portassero a nulla di buono o di utile, come queste derivassero dal più alto deterioramento del cuore di uccello e delle voglie eterne che vi abitavano verso tutto ciò che fosse contro il diritto spirituale e profano degli uccelli. E come le stesse associazioni punibili rubassero agli uccelli traditi interiormente il sentimento buono e nobile della loro naturale debolezza e impotenza e rendendoli al contrario irriverenti, esuberanti e violenti. Come soprattutto le taccole mettessero le mani senza timore e vergogna ogni giorno di più sulla sovranità degli uccelli più potenti e anche dispetto delle specie più pacifiche degli uccelli, ciò che questi detestano nelle loro anime innocenti, completassero e ogni giorno accendessero una caccia dopo l’altra contro i più potenti avvoltoi e albanelle. Inoltre predicarono come le infami taccole ferissero anche gli uccelli più deboli e piccoli nella maniera più imperdonabile, soffiando loro su tutti i letamai e tutti i campi appena concimati tutti i frutti in conserva, il migliore cibo degli uccelli, togliendoli loro in mucchio davanti al becco. Infine testimoniarono che le taccole fossero maledette dagli Dei e contrassegnate col colore della sciagura da allora, e dai loro rami santi conclusero che chi aveva in qualche modo a che fare con il partito delle taccole non poteva portare né virtù né diritto sotto la propria ala.

Le stupide orde di uccelli ci crederono e levarono alte grida: Volevano sterminare tutte le taccole.

Anche molte colombe andarono in collera contro le povere taccole, poiché queste sarebbero volate sulle più alte montagne a beccare e rovinare le loro uova nascoste negli scogli e nelle fessure della roccia. Ma così come gli uccelli buoni sterminarono le taccole, così aumentarono gli avvoltoi, e finalmente gli uccelli stupidi si resero conto, grazie ai loro nidi ormai vuoti, che avevano fatto del male a voler sterminare il ceto medio che la natura aveva creato per loro, per proteggersi dagli avvoltoi.

Da allora regna anche un eterno odio tra gli uccelli pacifici e la specie delle civette, che li induce a voler sterminare i loro protettori devoti e pacifici in favore dei loro tiranni.


Riguardo alla trasposizione di questo sogno del regno animale devo dire che è stato scritto più di 30 anni fa e adesso mi spinge ad aggiungere quanto segue: La conservazione e il benessere della maggiore quantità delle specie animali dipende molto dalla forza interiore e animata da un grande stimolo di danneggiarsi, distruggersi e sterminarsi a vicenda. A quanto pare però, alla base di questo essenziale fondamento dell’autoconservazione animalesca c’è una decisa – insita nella natura animale – carenza di umanità, che è sia causa sia conseguenza di una tendenza alla disumanità naturale supportata da molti stimoli sensuali.

Per la specie umana è proprio il contrario: La sua conservazione e tutto il contorno dei mezzi di trasporto e di tutela del suo benessere dipende forzatamente e essenzialmente dal suo innato senso dell’umanità e dalla repressione degli stimoli sensuali della disumanità, che abitano sia carne e ossa degli uomini che carne e ossa degli animali. Dipende quindi dalla repressione della tendenza animale di danneggiarsi, distruggersi e sterminarsi a vicenda. Così come gli animali si conservano, si soddisfano e si mettono al sicuro tramite la soddisfazione del loro istinto disumano, l’essere umano che soddisfa questi istinti disumani si annienta da solo.

Qualsiasi cosa l’uomo spinto dall’egoismo sensuale e violenza animale faccia nei confronti e a svantaggio degli altri, a ridurre il benessere dei suoi simili, a indebolirli, sopprimerli e sterminarli, si indebolisce e si disonora da solo e con esso il buon stato di tutto il suo ambiente, quindi della sua specie in tutta la sua ampiezza, nella quale ha influenza e da cui viene toccato.
Questa opinione diventa ancora più chiara se vista da un’altra prospettiva.

A differenza dell’animale, l’uomo non nasce per diventare quello che deve, ma raggiunge questo obiettivo solo elevando la sua natura alla verità e all’amore.

Questa elevazione però presuppone essenzialmente la formazione di tutte le forze con le quali la nostra umanità si esprime, quelle a cui dobbiamo il senso animato dall’interno, purificato e santificato delle azioni divine dell’amore, dell’abnegazione e dello spirito di sacrificio per presentare la verità, il diritto e la benedizione umana.

Questa formazione del genere, sia osservando la purezza interiore che le abilità esteriori, la cui unione è la sola a rendere possibile la vita reale con la verità e l’amore, non deriva dalla formazione di massa del nostro genere ma essenzialmente dalla formazione individuale del singolo essere umano.

L’osservazione di questa verità è di altissima importanza per la formazione del nostro genere e per l’opinione e il giudizio di tutta l’ampiezza dei suoi mezzi, ed è necessario avere in mente la verità di questo dogma nelle sue cause e conseguenze psicologiche, in tutta la sua ampiezza, in tutta la sua profondità e in tutta la versatilità dei mezzi, le forze e i doveri di cui si serve. È chiaro quanto porti lontano quest’opinione. Mi limiterò però sull’unico punto di vista che la presentazione del club degli animali mi suggerisce. 

La formazione della forza comune di più persone riunite tramite la sua essenza porta soprattutto al rafforzamento delle forze che abbiamo in comune con l’animale, ed è indiscutibile che il prezioso e univoco rinforzo di queste forze indebolisca i talenti superiori della natura umana e al contempo procuri alle contrapposte e più basse forze animali soprattutto stimoli sensuali, cibo e spazio, sopprimendo in questo modo le fondamenta sulle quali è posato il benessere essenziale e caratteristico del nostro genere, finendo per spegnerlo dentro di noi. Sicuramente non si può essere d’accordo che il vivo sentimento della forza comune del nostro genere, come si pronuncia con la riunione di tanti elementi, sia altamente svantaggioso per la conservazione della purezza dell’autostima e che in questo modo la formazione delle caratteristiche dell’umanità tanto importanti come l’umiltà, la partecipazione, la modestia, la pazienza e la compassione con i più deboli e i bisognosi nel più interiore sacramento della nostra natura, sotto condizioni quasi generali, sia adatto a indebolire e sopprimere i più deboli.

Così come il senso dell‘umanità che deriva dall’amore e dalla fiducia viene sostenuto dal sentimento della debolezza della persona sola, rimanendo conservato nella originale naturalezza e purezza, così invece questo senso puro, innocente dell’umanità con tutta l’ampiezza delle sue conseguenze tramite quel tipo di riunione della moltitudine viene sottomesso, indebolito e distrutto nel sacramento della sua essenza interiore.

Ciò che è vero e sacro della formazione umana deriva nell’essenza di tutti i suoi mezzi dall‘unità della natura umana e sottolinea la sua verità e forza così essenzialmente in tutta l’ampiezza dei suoi risultati con la sua influenza sulla conservazione, rafforzamento e ravvivamento di questa unità. Lei, questa base di armonia delle nostre forze, è invece per ogni persona questione della propria individualità. Dove ci sono due che stanno vicino, c’è, finché stanno vicini, quest’unità non è più nella purezza individuale, ma è passata in dualità e in questa vive spezzata e divisa, così come se fossero più persone a stare vicine, questa va in trinità, quaternità e finalmente in moltitudine. Con ogni aumento delle persone collegate, con ogni ampliamento della moltitudine, si moltiplica il sovrappeso delle necessità e tendenze che derivano dallo stare vicini e con esso vengono prodotte e causate, a rischio e pericolo di ciò che l’umanità - quale individuo - ha bisogno per la solida motivazione del suo benessere in modo generale e singolare.

Fin qui è certo che la santità della nobilitazione umana individuale e di tutti i suoi mezzi venga indebolita e messa in pericolo dalle conseguenze della loro riunione sensuale e fisica, e dall’influenza che le necessità e le tendenze di massa e persino della natura umana in generale hanno e devono per forza avere sull’ésprit du corps dei riuniti, e in ogni caso nel grado in cui il sentimento della necessità e le tendenze e le forze sensuali di massa vengano sostenute, ravvivate e aumentate nelle condizioni delle persone riunite con grandi stimoli e mezzi sensuali.

Da tutto ciò evidentemente consegue che il sentimento animale di diritto delle taccole di riunirsi contro il nemico della loro vita, dei loro figli e delle loro uova, l’avvoltoio, cacciandolo a morte unite, non sia un esempio dal quale si possa derivare un diritto del genere animale di riunirsi allo stesso modo contro un qualsiasi nemico impossibile da sconfiggere per le persone.

Il diritto umano non può essere ricercato, attivato e raggiunto né con la illegittima violenza dei più forti sui più deboli ne con l’ingiusta riunione dei più deboli contro la violenza dei più forti.

Il vero diritto umano, puro, santo e posto da Dio stesso nell’anima della natura animale esclude la voglia animale di riunione dei più deboli contro i più forti, il diritto di taccole e corvi contro gli avvoltoi, lo esclude però allo stesso tempo anche nel genere umano, poiché non esiste un diritto di violenza del più forte contro il più debole, nessun diritto di avvoltoi umani contro taccole umane che sia un diritto umano o addirittura divino.

Dalla verità e dalla purezza della natura umana e dalla necessità del suo reale benessere deriva così poco un diritto di riunione esteriore dei più deboli contro i più forti quanto un diritto di violenza del più forte con i più deboli; la pretesa a entrambe le cose è nella sua essenza una pretesa contro le più sacre fondamenta del benessere pubblico e individuale del nostro genere.

Qualsiasi cosa l’uomo faccia, solo o riunito, attivato da sensuale egoismo e violenza animale, a svantaggio, a deterioramento del benessere del prossimo, al suo indebolimento, sottomissione e eliminazione, con ciò sopprime le fondamenta del proprio benessere, della propria autonomia e della nobilitazione.

La violenza di massa di una qualsiasi specie di gruppo di persone che non sia costruita su una precedente e assicurata nobilitazione individuale delle forze della nostra natura, è in ogni caso una violenza che mette a repentaglio il benessere e la benedizione del nostro genere.

Mi riferisco all’associazione più sublime mai creatasi sulla terra, l’associazione cristiana. Persino i membri di questa associazione, persino i seguaci della dottrina divina del salvatore non possono basarsi sulle forze della loro associazione umana per arrivare ai loro sacri obiettivi. Il successo della loro influenza esterna per lo sviluppo del cristianesimo è auspicabile solo tramite la nobilitazione delle loro forze individuali in verità e amore. Il cristianesimo stesso nella sua essenza è una chiesa vera e invisibile solo con l’utilizzo individuale di tutti i suoi mezzi di benedizione; anche solo con l’invisibilità della sua essenza sacra e interiore, solo con la sacralità della benedizione della sua influenza individuale sulla nobilitazione del genere umano è una chiesa vera e cristiana, quindi un’associazione spirituale invisibile dei veri successori di Cristo.

Ma dove la trovo questa chiesa invisibile cristiana? Non è da nessuna parte ed è dappertutto, da nessuna parte è riunita in massa, visibile a tutto il mondo, ma è in ogni singolo individuo che è un vero Cristo, invisibile al mondo, santificando e benedicendo i dintorni, è davvero qui.

Come associazione esterna di persone, come forza comune, come forza del popolo, come risultato dell’associazione esterna di molti non è da nessuna parte; come risultato dei mezzi divini che purifica la natura umana nei loro individui, li santifica e li benedice, è dappertutto; ma il mondo, come mondo, non la riconosce; dove il mondo la cerca, essa non c’è; non esiste in nessun tipo di collegamento che derivi dalle necessità dell’associazione di massa di un ceto qualsiasi.

Se penso al ceto nobile, quello civile, agricolo, artigiano, ragioniere, il ceto delle diverse autorità del governo, il ceto cristiano e monasteriale, allora trovo dappertutto a servizio di essa nella associazione esterna dei ceti e nei mezzi esistenti della sua organizzazione degli stimoli grandi e molto vivaci per il sovrappeso delle loro tendenze di massa e delle loro pretese di massa sulle pretese dell’esistenza individuale dei suoi membri e quindi sulle fondamenta sacre e interiori di tutti i collegamenti e le associazioni umane veramente benedicenti e esterne del nostro genere. In essi trovo dappertutto il germoglio della contraddizione contro la vita vera in verità e amore, questa caratteristica essenziale e divina del vero cristianesimo.

Ogni associazione sociale di massa che in qualche modo è adatta a promuovere, soddisfare, aumentare e assicurare la tendenza sensuale di un ceto, è di conseguenza contrapposta con la propria organizzazione esterna umana all’alto e puro senso interiore del cristianesimo. Essa ha in se stessa, per quanto nascosto, il cattivo senso della natura animale e con esso il germoglio della guerra di tutto contro tutti, da mostrare contro coloro che hanno da prestare il germoglio della tendenza, del godimento sensuale dei membri del proprio ceto senza puro riguardo per verità e amore, conducendo in ogni settore dei ceti i membri di essa ad un ésprit du corps, il quale a breve prevede l’honorificum, a breve l’utile del loro ceto come legge superiore di esso e induce a vedere le pretese dei loro prossimi di ceti e condizioni differenti rispetto a quelle a loro sottomesse. Ciò è così vero che ogni misero abborracciatore dell’artigianato impone i vantaggi del proprio artigianato e i diritti della sua congrega a svantaggio di tutta la sua città paterna e del suo caro domicilio con appunto quell’ésprit du corps, che in associazione di tutti, anche dei ceti più alti, si pronuncia in riguardo all’utile e l’honorificum di ogni ceto forte allo stesso modo, vivace ed egoista. L’illusione in cui il mondo vive sull’ingiustizia del sovrappeso delle pretese di massa delle persone e i ceti associati e dell’ésprit du corps del loro egoismo e sul sacro, eterno e sempre identico modo delle pretese pure, nell’individualità dei membri di tutte le associazioni, è incredibilmente grande, e la sottomissione del genere umano sotto questi fattori, così quanto in generale, dipende dal godimento delle sensualità e le pretese della sensualità in tutti i ceti messi insieme e diventa svantaggioso con il rafforzamento e l’indurimento di queste pretese che derivano dalle associazioni di massa dello stato sociale, sempre più grandi, e dal sacro sovrappeso dei nostri talenti spirituali ed etici sulle pretese della nostra sensualità sempre più in generale.

Più estesa è ogni associazione umana che per la promozione delle tendenze di sensualità e il godimento della sensualità porta in sé grandi stimoli e mezzi, più si moltiplica anche la debolezza interiore, spirituale ed etica della natura umana, sia nel singolo membro dell’associazione che nella massa in cui si presenta riunita.

Il cattivo senso dell’egoismo della nostra natura e la sua influenza enorme sull’indebolimento e il deterioramento dei nostri talenti più nobili già nel solo individuo del nostro genere è isolata. Se viene poi stimolato, vivacizzato, rafforzato e avvelenato dall’interesse sensuale di un qualsiasi ceto e del suo ésprit du corps, allora il suo effetto sul deterioramento del nostro genere è grande e decisamente il doppio. È così chiaro che l’associazione di massa di un qualsiasi ceto possa essere ritenuta benevola al genere umano e sufficiente alla benedizione solo nella misura in cui i membri di quest’associazione rispettano la vita nella verità e nell’amore più che tutta l’ampiezza dei godimenti della sensualità e che i loro collegamenti nel ceto e le loro pretese permettono loro. Altresì chiaro è che l’associazione di massa di un qualsiasi mucchio di persone è da ritenersi sicuramente svantaggioso e porta essenzialmente al deterioramento nella misura in cui i membri di questa associazione siano adatti ad assicurare e ad aumentare le pretese e i godimenti della sensualità loro procurate dal collegamento nel ceto, rispettandole di più che la vita nella verità e nell’amore.

È quindi evidente che ciò che benedice tutto l’insieme dei mucchi di persone, ciò che benedice tutte le associazioni civili, l’esistenza nobilitata dei membri di questa associazione necessariamente precedente o quantomeno coabitante, presuppone che i mezzi che possono essere ritenuti veramente efficienti contro ogni sorta di deterioramento sociale non possono derivare da nessun tipo di associazione o movimento popolare mosso dalla sensualità.  Forse mi son trattenuto troppo sul rapporto che si può trovare in questa raffigurazione di questi club degli animali con persone del club e associazioni popolari; ma volevo che i miei punti di vista su questo argomento non venissero fraintesi, e per lo stesso motivo devo aggiungere qualche osservazione anche riguardo al fatto che il genere dei corvi venga illustrato come un ceto medio tra i micidiali uccelli violenti e le miti razze delle galline e degli uccelli canori.

Tra le razze animali ovviamente non esiste un vero e proprio ceto medio; si distinguono naturalmente tra animali che divorano e animali che vengono divorati, sicché questi ultimi più deboli in generale sono forniti di alcune forze difensive e alcuni metodi di evasione, e gli altri con forze aggressive e metodi di beffa. Tra i due però non esiste e non è neanche immaginabile un ceto medio che provveda allo sviluppo del benessere di entrambi, dei più deboli e dei più forti.

Tra gli uomini invece un ceto medio tra i potenti e i deboli, tra i grandi e i piccoli, non solo è immaginabile, ma è anche un’essenziale necessità dello stato sociale, il più eccellente mezzo di formazione, conservazione e assicurazione dello spazio e dell’animazione generale delle forze morali, spirituali e artistiche, dalle quali derivano tutte le vere benedizioni del genere umano e con esse le vere fonti del benessere pubblico, generale e privato del nostro genere; ma questo ceto medio non deve e non può essere ricercato in nessun paese in un personale che, essendo a servizio del potere, deve ringraziare questo stato di servizio per il sovrappeso dello spazio dei suoi godimenti sensuali e allo stesso tempo lo spazio delle sue passioni; non può però neanche essere cercato in un personale del quale si potrebbe anche solo lontanamente supporre che nelle sue condizioni voglia cercare e trovare cause e tendenze e nei suoi talenti e nelle sue forze cercare mezzi per trovare, al servizio del popolo e influenzando le opinioni, le pretese, i collegamenti e i movimenti del popolo, mezzi e vie per un simile sovrappeso dello spazio dei suoi godimenti nella sensualità e delle sue passioni.

No! Il ceto medio del popolo non può essere ricercato né in un personale né nei già acquisiti mezzi del godimento della sensualità dei Possidenti, abituati da sempre a bearsi fino all’indebolimento di sé stessi e delle loro forze essenziali, che in uno che nella sua posizione volesse trovare stimoli e cercare metodi per abusare al servizio del popolo quello spazio di cui i possedenti godevano già nello stato di servizio del potere dall’antichità, procurandosi tramite la propria influenza sul popolo e con le sue opinioni e le sue pretese, abusandone beandosi di questi così come degli altri per l’indebolimento di essi, delle loro forze e dei loro mezzi. No! Il ceto medio del popolo, questo punto centrale della forza creativa di tutte le benedizioni del popolo sociale deve essere cercato e riconosciuto in un personale che riesca sia indipendentemente dallo stato di forza del potere che dallo stato sognante del popolo non abbagliato dai più vivaci interessi delle condizioni reali ai giudizi, le forze, le abilità e i talenti della vita privata e dell’autonomia casereccia allo stesso modo legato e tramite il suo corso di vita esercitando questi giudizi, forze e abilità con esperienza e utilizzo rendendole abituali nella vita di tutti i giorni trovando e godendo di stimoli, spazio, occasioni e istruzione; dev’essere cercato e riconosciuto in un personale che abbia imparato a riconoscere le fondamenta interne del benessere pubblico, i mezzi d’istruzione delle forze domestiche del nostro genere e la sicurezza della calma domestica tramite la propria esperienza e con evidente forza; deve essere conseguito da uomini che si impongono parlando personalmente, i quali provano in modo evidente con quali mezzi possano essere realizzate le forze del paese, per l’abuso e la distruzione delle quali l’egoismo sensuale del genere umano, una volta che sono qui per essere utilizzate, stimoli generalmente, possano essere veramente acquisite e al contempo create dal nulla. Esso, questo ceto medio che è da ritenere la forza creativa di tutta la vera benedizione del paese e di tutte le buone forze del paese, deve essere cercato in un personale che porti in se stesso le forze e i mezzi, così come questa forza di benedizione nel paese di essere da solo, quindi tramite una qualsiasi sorta di forze di acquisizione e di attività lavorative per la crescita della benedizione del paese e dei suoi mezzi di ristoro e di acquietamento, con successo evidente e non con uno che sia “fruges consumere nati”, e ancora meno con uno che in modo evidente si ostenti a diventarlo.